Mission | Fa’ La Cosa Giusta! Sicilia

Autorità scientifiche, culturali e religiose hanno indicato, in questi ultimi anni, il forte intreccio tra mondo fisico, sistemi sociali e orientamenti culturali, sottolineando la necessità di lavorare per una rifondazione dei modelli culturali in cui la base conoscitiva faccia attenzione alle connessioni, alle interazioni, alle trasversalità, con un approccio fortemente transdisciplinare capace di tenere assieme scienze naturali e sociali.
In questi anni è cresciuto notevolmente l’interesse per il mondo che si riconosce nella definizione di “Economia Sociale e Solidale”: un sistema di relazioni economiche e sociali che pone l’uomo e l’ambiente al centro, cercando di coniugare sviluppo con equità, occupazione con solidarietà e legalità, risparmio con qualità. Sempre più realtà produttive, infatti, intraprendono un percorso di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale e, al contempo, cresce il numero di cittadini consapevoli dell’importanza e della forza che risiede nella loro capacità di partecipazione diretta e nelle loro scelte di acquisto.
Nel nostro contesto, azioni individuali e approccio “olistico”, ci inducono ad una revisione del consumo sotto un nuovo paradigma, ad un modo di gestire le risorse naturali e le attività economiche basato sul recupero, riuso, rigenerazione, così come agisce il metabolismo circolare della natura, dove non esiste “rifiuto” perché tutto ritorna in circolo.
Parliamo, allora, di un’Economia circolare che, ispirandosi ai sistemi viventi, abbandona la logica della sequenza lineare – prendi, trasforma, usa e getta Parliamo di un’economia di piccola scala, resiliente alle criticità e variazioni del mercato, alla cui base sono le relazioni, i rapporti fiduciari che danno avvio alla costituzione di reti fra produttori e consumatori e alla cooperazione tra operatori virtuosi in settori diversi, un’Economia di relazioni, che rigenera quei legami sociali che sono il cuore della solidarietà e di un’Agricoltura sociale che trova le sue radici più profonde nelle forme di solidarietà e nei valori della reciprocità, gratuità e mutuo aiuto che contraddistinguono le aree rurali e offre l’occasione di sperimentare nuovi modelli di un sistema di welfare fondato sulle responsabilità e sul coinvolgimento di tutti gli attori sociali, coniugando il rispetto per l’ecosistema con la tutela della biodiversità e dell’equità sociale.

Nello stesso tempo, si ricerca una via di rilancio “dal basso” dei territori, che spesso consiste nel valorizzare quell’insieme di fattori competitivi, non delocalizzabili, rappresentati da innovazione, prodotti locali, paesaggio, storia, memoria e cultura.
E’ possibile allora produrre politiche anche solo facendo la spesa, incoraggiando una certa produzione culturale, scegliendo eticamente i propri fornitori, rivolgendosi a quella produzione locale basata su principi di legalità, sostenibilità ambientale e solidarietà, per non fare più uso di prodotti di aziende multinazionali che sfruttano territori, risorse e persone, senza alcun ritorno per le popolazioni locali. Dalle piccole decisioni di acquisto, può derivare la capacità di resistere ai meccanismi della cosiddetta globalizzazione dei mercati che porta con sé un’idea “fideistica” dell’economia del consumo, nuova religione del nostro tempo, diventata il fine di ogni manifestazione umana, perfino della politica, e non più strumento per costruire un diffuso benessere per tutte le donne e gli uomini del pianeta.
In altri termini il contributo e il protagonismo del locale e delle comunità territoriali, che detengono la conoscenza e cura del territorio, è decisivo per la costruzione di nuovo modello di sviluppo, capace di creare benessere, opportunità di lavoro e maggiori iniziative rivolte a rafforzare il capitale sociale nelle sue dimensioni specifiche di partecipazione socio-politica e di comportamento civico.
Anche in Sicilia, in un contesto di costruzione di “altre “economie (circolare, etica, solidale, dei beni comuni, trasformativa ecc..), così denominate in contrapposizione a quella consumistica, è necessario che le singole comunità e il sistema di relazioni esistente si metta in rete in un rapporto di reciproca fiducia, una rete di relazioni fra attività, anche economiche, e con soggetti che si caratterizzano per il rispetto dei principi della legalità, a partire da quelli dei lavoratori e da quelli relativi alla libertà d’impresa da fenomeni estorsivi, della solidarietà e del rispetto di tutti gli orientamenti politici, sociali e religiosi, nonché della tutela dell’ambiente in tutti gli ambiti che richiedono precise scelte ed interventi.
Occorre sviluppare progetti e attività che mettano in rete le nuove tecnologie, le tecniche e le pratiche per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi nel settore agroalimentare, turistico, del risparmio energetico, della difesa del territorio, del trattamento dei rifiuti ecc., in una logica di cooperazione tra operatori per sviluppare attività in comune e condividere strumenti e risorse.
Dare quindi sostegno alla cooperazione di filiera sia orizzontale sia verticale, utilizzando strumenti di promozione, di collaborazione e gestione comune (Fiere del Consumo Critico e degli stili di vita sostenibili, Distretti di economie solidali, Costituzioni di comunità), a livello locale per lo sviluppo di filiere corte e mercati locali, per incrementare la produzione di energie alternative e la gestione efficiente della risorsa acqua, per limitare i processi di desertificazione e di dissesto idrogeologico, per creare attività che trasformino i rifiuti in risorse, per sviluppare nuovi strumenti finanziari come il microcredito e le monete locali, per favorire gli investimenti per la logistica e tutti gli interventi necessari ad incrementare la creazione di reti di relazioni e di economie a supporto della corretta gestione del territorio e per l’affrancamento da ogni forma di egemonia mafiosa in ogni settore dell’economia regionale.